Cosa fa un geek blogger (anche se ultimamente un po’ in crisi di vocazione) quando tornando a casa trova ad aspettarlo l’oggetto del desiderio che aspettava da settimane? Fa finta di niente, sbriga le faccende indifferibili, e appena ha dieci minuti liberi si dedica al rito dell’unboxing. Esattamente quello che ho fatto ieri sera con le Alessandro Music Series One, che richiedono però una breve digressione per chi non ne avesse mai sentito parlare.
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Quello che vedete sopra è il mio Cowon D2, forse il più versatile e completo Personal Media Player in circolazione: schermo 320×240 con 16 milioni di colori, slot per scheda SDHC fino a 16Gb (oltre ai 4Gb interni), potenza audio di 72mw (il lettore più potente in commercio), dual chip di cui uno dual core, supporto per video AVI 320×240 con bitrate fino a 2mbit, supporto per giochi e skin flash, effetti audio incredibilmente sofisticati, batteria da 2000ma per più di 50 ore di riproduzione audio. E’ perfetto, con garanzia Pixmania (l’ho preso a dicembre), e una custodia in silicone aggiuntiva.
E’ forse il più bel gadget che ho mai avuto tra le mani, sia come design che come impressioni d’uso. Perchè lo vendo? Perchè per me è sprecato: passo l’80% del mio tempo davanti a un Pc, e un amplificatore+DAC USB (praticamente una scheda audio digitale esterna con amplificatore ad alta qualità integrato) mi sarebbe molto più comodo. Se siete interessati fatemi un fischio, ovviamente non lo svendo dato che è il media player più ricercato che ci sia in giro di questi tempi, vorrei solo evitare lo sbattimento di metterlo in vendita su Ebay. Qualche recensione da blog e forum, e un video in cui potete rendervi conto come funziona l’interfaccia, e che dimensioni ha. Un estratto dalla prima recensione, per chi non avesse mai sentito parlare del D2:
If you want the tiniest video player with the best screen quality,
battery life, and expandable memory, then look no further. There’s
nothing that compares to the D2: highly recommended for lovers of
near-microscopic gadgets that perform almost like their (much) bigger
brothers. It even surpasses most of them in terms of screen quality and
battery life.
Se volevate l’ennesima conferma della miopia dei grandi gruppi italiani, e delle scarsissime capacità innovative delle società di consulenza che lavorano per loro, basta dare un’occhiata alle due ultime iniziative di Corriere e Feltrinelli.
Gli archivi storici del Corriere sono infatti presentati in maniera indegna, attraverso una form di ricerca decisamente poco user friendly, quando invece sarebbe stato più naturale organizzarli per edizioni giornaliere e sezioni, in modo da dare al lettore la possibilità di navigare a piacere e isolare rapidamente periodi temporali o argomenti. Relegando poi la ricerca in una sezione separata di ogni pagina, e magari generando URL un po’ più descrittive, in grado di rappresentare risorse (l’edizione del giorno x, l’articolo Y, gli articoli dell’autore z) e con un migliore effetto sul posizionamento nei motori di ricerca. Niente di esoterico, niente di particolarmente costoso, anzi se qualcuno di RCS sta leggendo questo post, mi offro per realizzarglielo io in poco tempo, a costi contenuti e con una gestione sicuramente più leggera ed economica della soluzione attuale.
Anche il nuovo sito della Feltrinelli dimostra lacune non da poco: link dalla home di gruppo che portano a pagine di errore, risorse identificate con numeri non significativi (che probabilmente corrispondono alle ID delle relative righe nella base dati utilizzata) quando invece — almeno per i libri — esiste un sistema di codifica universale, l’ISBN, che anzi non è nemmeno visualizzato sulle pagine di dettaglio. La lista potrebbe continuare, ma chi è in grado di capire a questo punto si è già fatto un’idea.
Il problema è sempre quello: manager che hanno fatto carriera perchè sono animali politici (dove la politica è intesa come politica delle relazioni interne al gruppo); progetti visti come strumenti per conquistare budget e quindi potere; il know how affidato esclusivamente a consulenti esterni, per ragioni contabili e fiscali; aziende di consulenza selezionate non su base meritocratica e secondo criteri tecnici ma per motivi decisamente meno nobili, e che quindi trascurano le competenze tecniche per diventare macchine commerciali e di marketing. E come in un frattale, questa situazione si replica ad ogni livello: la nostra classe politica; i servizi pubblici e l’università; i grandi gruppi, e le società medie e piccole che ne sono fornitori.
Ripensavo all’intervista a Khoi Vinh di qualche tempo fa, e a come un grande gruppo come il NYT sia in grado di individuare uno dei migliori designer web al mondo ed assumerlo come proprio Design Director, che differenza con qui da noi… Se non fossi troppo incazzato, e se l’Italia non fosse un paese troppo piccolo (specie in certi ambienti) ne avrei di belle da raccontare, come quella volta in cui un’offerta di lavoro “inserita in un piano aziendale approvato ai massimi livelli e con un budget già allocato” si è trasformata in una serie interminabile di colloqui durata 6 mesi, al termine dei quali il candidato emerso dalla selezione (che ha consumato tempo e denaro anche per il datore di lavoro, e visto coinvolto un head hunter di alto profilo) non ha ricevuto nemmeno una telefonata o una lettera di scuse, e il grande gruppo si è tenuto il consulente che aveva già in casa, la cui più grande abilità è quella di chiedere Gantt ai fornitori coinvolti in un progetto. Poi ci si chiede perchè l’umore non è alle stelle, di questi tempi…
Stanotte ho sognato che gli Stati Uniti stavano lasciando l’Iraq. Non sono un esperto di geopolitica del medio oriente, e tantomeno di politica americana, e quindi un sogno così mi ha stupito abbastanza. Le conseguenze immediate (nel sogno) erano quelle facilmente prevedibili: saccheggio indiscriminato di tutte le installazioni militari, ulteriore sconquassamento delle poche infrastrutture rimaste, e martirio religioso. Con questo non sto dicendo che secondo me gli americani farebbero bene a restare (credo anzi che non ci dovessero proprio andare, almeno non nel modo in cui l’hanno fatto), sto solo riportando quello che ho sognato. Vedremo quanto tempo ci metterà ad avverarsi, ché andarsene prima o poi dovranno, io credo poco dato che le elezioni presidenziali sono vicine.
Aggiornamento. Marco mi ha scritto e ci siamo chiariti a vicenda. Lui ha un po’ esagerato nel giudicare il mio commento originale, io nella reazione al suo post. Grazie Marco per essere uscito allo scoperto e avermi contattato direttamente, è stato un bel gesto che apprezzo. Avrò un carattere un po’ burbero ma le cose poi si chiariscono se c’è la volontà.
Che noia quelli che pretendono l’Open Source sul lavoro di altri, senza capire minimamente perchè in certi casi non ha senso (un servizio è molto diverso da uno strumento, o da una applicazione), e soprattutto senza aver mai donato nulla alla comunità se non un po’ di chiacchiere sul proprio blog. E per la cronaca, la mia affermazione “parlo per esperienza su altri progetti Open Source che ho creato o cui ho contribuito” non è “superficiale e spocchiosa”, caro il mio blogger. Prima di scrivere cazzate informati:
Tra l’altro, gli ultimi due progettini sono pezzi di BlogBabel. Certo non sono Linus Torvalds, ma tu dall’alto della comoda turris eburnea da cui sputi sentenze, che hai fatto in questi anni?