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Engaging the reader
Da una mezz’oretta sono in Cattolica, nella bella aula Pio IX, per seguire la sessione conclusiva del convegno “Engaging the reader”. Se gli argomenti sono interessanti vedrò di fare un breve riepilogo qui.
Per ora ho sentito solo qualche considerazione molto molto generale e piuttosto scontata, o addirittura tendenziosa (Antonio Dini: la babele dei formati, “lo standard futuro potrebbe essere l’iPad — l’iPad è uno standard???; Gian Arturo Ferrari, le nuove tecnologie fanno notizia ma il loro impatto è molto limitato — mi chiedo se ha letto notizie come questa). Come al solito, in Italia la parola va spesso a chi ha poco di concreto da esprimere, e privilegia meta-ragionamenti magari eleganti o dotti (Ferrari sta parlando dei formati in quarto ottavo ecc. e di Manuzio) ma così generali da risultare spesso banali, e che comunque hanno pochissimo impatto sulla realtà e l’innovazione tecnologica. Che barba…
Sempre Ferrari, l’atto di pubblicare per il formato elettronico non ha costi e rivoluziona le gerarchie editoriali, affermazione molto generica e poco condivisibile: chi ha seguito la pubblicazione di un testo sa bene che la stampa è solo uno dei tanti costi da affrontare, tra anticipi, correzione e verifica di bozze, editing del testo, impaginazione e grafica, promozione, ecc. Tutte cose che non si improvvisano, se non a livelli amatoriali (ora è passato al Fedro di Platone…).
8 novembre 2010 #
Mi spiace di non essere riuscito a venire, oggi. Ultimamente mi sto interessando molto all'argomento, soprattutto sul lato UX e tipografia. Magari ti aggiorno a parte, se t'interessa.
8 novembre 2010 #
Certo che interessa, ci sentiamo via IM (o email) quando vuoi. :)
10 novembre 2010 #
Hai seguito solo l'ultima conferenza. Lo so perchè mentre scrivevi mi torvavo alle tue spalle. Bene, se avessi partecipato all'intera giornata avresti scritto un pezzo ben diverso...e magari più interessante. Se gli interventi di Ferrari e Dini sono stati banali e scontati, il tuo pezzo non è certo più originale.
11 novembre 2010 #
Ferrari è stato il direttore editoriale della Mondadori scientifica e sa benissimo la mole di lavoro dietro a un libro.
Ma sa anche che pubblicare su carta è un lavoro molto più costoso, la parte finale intendo, per la materia e specie per la distribuzione, proprio come per noi (io e te Ludo) che per pubblicare i journal elettronici paghiamo pochissimo rispetto a quello che sarebbe se fossero di carta. Certo, ci vogliono i tecnici per la tecnologia del libro, ma un solo tecnico fa molte cose.
Certo che c’è comunque una mole di lavoro (hai scordato le immagini, le cartine, la grafica), tale e quale per il libri tradizionali, ma si saltano i passaggi costo- carta e distribuzione fisica, nonché il costo-copertina, che da solo prende quasi la metà del costo vivo del libro cartaceo (i materiali, intendo).
Dini poi beh, che ne capisce?
Insomma, Ferrari ha sparato grosso, è una chiara iperbole per dire che comunque è una rivoluzione. E lo è.
11 novembre 2010 #
Arianna, ho seguito l’ultima tavola rotonda e appunto di questa ho scritto, non di altro.
Il mio pezzo non vuole essere originale, ma semplicemente un sunto affrettato di quello che ho sentito. E concorderai con me credo che le imprecisioni degli oratori sono state parecchie, e che nessuno è andato al di là di una disamina generica e piuttosto superficiale sulla supposta rivoluzione degli ebook.