Motorini in posta. Cosa fate quando avete un pacco pronto da spedire e vi manca il nastro adesivo da imballaggio per chiuderlo? Se siete a Milano probabilmente fate come me, e andate al negozio delle Poste in piazza Cordusio in modo da essere già in zona per la spedizione. Peccato che al negozio delle Poste ci sia di tutto — libri, video, borse in pelle, persino un motorino in esposizione — ma non il nastro adesivo per imballaggio. Un’altra vittima della diversificazione selvaggia. In compenso la signora alla cassa è gentile e simpatica, e afferma sorridendo che lo scotch non c’è apposta, così siamo costretti ad usare le scatole gialle delle Poste (1.80 euro la piccola) che prendono meno botte durante la spedizione perchè vengono trattate con più riguardi.
Ciao ciao Firefox. Il gruppo di sviluppo di Chromium ha sistemato la questione dei font, posso quindi finalmente abbandonare quel mostro famelico di Firefox. Per carità, senza Mozilla e Firefox il web sarebbe più scomodo, ma sinceramente 3-400Mb di RAM per leggere qualche sito e usare un feed reader mi sembrano un po’ troppi. E poi Chromium ha un’implementazione di Javascript che fa veramente la differenza.

Mentre il resto del mondo segue con apprensione le vicende iraniane, i blogger nostrani mischiano rivoluzione via twitter e-commerce e distribuzione musicale nel solito pot-pourri generalista e superficiale, qui a Milano ci barcameniamo con il mezzo disastro dei trasporti pubblici, uno dei tanti picchi visibili (e purtroppo sperimentabili) di quell’iceberg sommerso fatto di incompetenza, trascuratezza e svalutazione del merito che sembra contraddistinguere l’Italia di questi anni.
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Milano multietnica. Ieri mentre ritiravo la bici dalla ciclista ucraina con immancabili stivali rossi (che mi dicono siano per loro come le infradito per gli indiani), avevo di fianco un trans brasiliano che aspettava di consegnare la sua. Ogni tanto rimpiango il vecchio ciclista Gilardoni in piazza S. Nazzaro, che quando ero bambino mi faceva discorsi lunghissimi in milanese di cui capivo qui e là qualche parola, ma la piccola babele multietnica che a volte fa capolino qui a Milano non mi dispiace, specie se come ieri ho a che fare con persone gentili, efficienti e che non chiedono cifre esorbitanti per cose normali (la ciclista, non il trans ovviamente).
Genio italiano. Bellissima recensione del film di Sorrentino su Andreotti, in prima pagina oggi sul New York Times. Mi ha fatto venire voglia di andarlo a vedere.
Leggo post come questo, poi guardo fuori Milano sommersa di neve. E penso che non saremo mai come loro, che purtroppo il mito del furbo e del farsi sempre l’interesse proprio a scapito degli altri sono radicati nel cuore degli italiani.
Ci penso soprattutto quando passo davanti a una scuola, al comando di zona dei vigili, alla Facoltà di Scienze Politiche, e constato che anche quest’anno, anche con mezzo metro di neve, nessuno si è degnato di prendere in mano la pala e pulire il marciapiedi. Ci penso quando vedo l’ennesimo cretino che prende una curva sulla neve col freno a mano tirato e fa una via intera con la macchina che scoda, ignorando chi cerca di attraversare senza affondare fino al ginocchio. Ci penso quando sono fuori con i cani, sento un rumore dietro di me, e vedo una macchina che imbocca la via in contromano sbandando per non pagare l’Ecopass.
Andatevene tutti affanculo, spero solo che un giorno uno di voi abbia il coraggio di scendere da quella cazzo di macchina. E buon anno a tutti.
Poco fa venendo in ufficio mi è cascato l’occhio su una bici legata ad un palo, con un bel cartello appeso al manubrio che recitava “Una macchina in meno”. Sante parole, anche se sarebbe meglio non affidare certe questioni esclusivamente all’iniziativa privata.
Mi sa purtroppo che ci toccherà invece abituarci a giornate di ordinaria follia come quella di ieri, con il solito corredo di cafoni (“ci si rende conto di quanto un italiano medio non sia disciplinato e non abbia il minimo interesse per il mantenimento dell’ordine e la calma e anzi cerchi di prevaricare sugli altri a spintoni”), e un po’ di fai-da-te all’italiana (“Attraverso e mi metto a percorrere viale Palmanova superando – a piedi – un paio di autobus stracarichi di gente: So long suckers!”).

E’ qualche tempo che cerco dei fogli di biadesivo che mi servono per riparare un paio di cuffie, e oggi per caso ho incrociato un posto qui vicino all’ufficio che sembrava fare al caso mio. L’insegna riportava “nastri adesivi e biadesivi da 1 a 1000 metri”, così mi sono deciso e sono entrato alla Rollprint, convinto che ne sarei uscito con un bel foglio di un metro quadrato di quel biadesivo trasparente che ricordo dalle elementari, e sembra ormai essere introvabile.
C’è voluto poco per scoprire la realtà: alla fatidica domanda “quanto ne ha bisogno?” ho mimato con le mani le dimensioni delle cuffie da riparare, e ho visto spuntare dei sorrisi divertiti: la quantità minima di vendita è un bancale, corrispondente a non so quanti mille mila metri di adesivo. Sarà stato l’accenno a oggetti da riparare, sarà stata l’espressione tra il deluso ed il fesso che mi si deve essere dipinta in faccia, il titolare (credo) della Rollprint è stato gentilissimo e ha iniziato a farmi un po’ di domande per capire quale fosse il foglio adesivo più adatto. Così è che dopo cinque minuti sono uscito con un foglio A4 di Avery Dennison FT107 marcato “sample”, vagamente imbarazzato, e assolutamente stupito dalla gentilezza (ovviamente disinteressata dato che mai mi troverò nella condizione di acquistare qualche bancale di adesivo) del personale della Rollprint. Che quindi si merita — per quanto possa servire — questo post: se avete una attività commerciale per cui vi servono adesivi e biadesivi fateci un pensiero, se sono così gentili con il primo che passa credo che fare affari con loro possa essere una bella esperienza.
Prima di concludere ho fatto un giretto su Google: la Rollprint ha un negozio online anche per privati dove è possibile acquistare etichette, carta fotografica e adesivi. Se vi serve qualcosa del genere fateci un salto, è il migliore (anzi, l’unico) modo che ho per ringraziarli.
Impossibile? Beh dipende da quanto vi accontentate, ma se vi bastano: un trancio di pizza discreto (sicuramente mangiabile anche per chi non è un pizza geek come me) e una lattina di Lemonsoda (o bibita a scelta), seduti in un locale pulito, fate un salto da Blu Istanbul in via Emanuele Filiberto (zona Sempione). Io ci mangio ogni tanto dato che è a 100 metri dal mio ufficio, e credo sia il locale con il miglio rapporto qualità/prezzo a Milano.
Un collega qui in ufficio ha un biglietto che gli cresce per il concerto di stasera di Springsteen. Il biglietto è per il prato, e lo vende al prezzo di costo, circa 50 euro. Se vi interessa, scrivetegli a via2_at_libero_dot_it.